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Appartieni a una di queste 6 categorie di pazienti? Allora ImplaSoft fa per te!

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Buongiorno caro lettore, grazie all’ evoluzione del computer ci ritroviamo in questo momento nella terza era dell’implantologia, quella della mini-invasività.

Cosa comporta tutto questo per il paziente?

Senza dubbio l’implantologia diventa alla portata di tutti e permette anche agli anziani di poter sostenere degli interventi che in passato erano molto più lunghi e cruenti.

 

L’implantologia flapless (senza apertura di un lembo chirurgico) esiste già da tantissimi anni ma era riservata ad un numero molto limitato di casi. L’apertura di un lembo chirurgico permette di vedere al meglio l’osso del paziente durante l’inserimento dell’impianto.

Nel caso si procede con un intervento senza lembo è difficile valutare l’andamento dell’osso e c’è la possibilità di fenestrare o inserire in maniera sbagliata l’impianto. La tecnica flapless era così riservata a chirurghi molto esperti e a casi in cui era presente una grande quantità di osso e con una cresta regolare (almeno 8 mm di spessore).

 

Inoltre è necessario eseguire questa tecnica solo in presenza di una adeguata quantità di gengiva, pena una scarsa estetica ed una scarsa protezione dell’interfaccia fra dente ed impianto. Nei casi in cui questa mancasse è necessario scollare un lembo per riposizionare al meglio la gengiva nei pressi dell’impianto.

 

L’implantologia mini-invasiva esiste quindi già da diversi anni, quello che invece in passato non era presente era una guida chirurgica che consentisse di praticare questo tipo di intervento anche nei casi di scarso spessore osseo.

 

Grazie alle tecnologie come la Cone Beam, il CAD-CAM e la progettazione dell’intervento col software questo limite è stato superato e possiamo mettere gli impianti senza aprire il lembo in quasi tutte le situazioni. Da questi dati infatti elaboriamo una guida chirurgica che ci indirizza con una precisione al decimo di millimetro nell’inserimento degli impianti.

 

A chi è indicata quindi la chirurgia mini-invasiva?

A queste categorie di pazienti:

  • Pazienti odontofobici;
  • Pazienti anziani;
  • Pazienti con numerose malattie sistemiche (diabete, cardiopatie, ipertensione arteriosa, insufficienza renale);
  • Pazienti che non sopportano lunghi interventi e hanno una scarsa collaborazione alla poltrona;
  • Lavoratori, soprattutto se a contatto col pubblico e liberi professionisti che non possono perdere giorni di lavoro a causa del gonfiore e del decorso post-operatorio dell’implantologia tradizionale;
  • Chiunque voglia avere un decorso post-operatorio meno invasivo e avere un risultato protesico più prevedibile (implantologia protesicamente-guidata) in modo particolare nel carico immediato.

 

Andiamo a vedere queste categorie di pazienti una per una.

1) I pazienti odontofobici costituiscono circa il 49% della popolazione (un paziente su due).

L’odontofobia è in termini banali la paura del dentista. Quello che è meno banale è il fatto che circa il 10% dei pazienti è affetto da una paura così intensa da evitare qualsiasi contatto con il dentista sino alla perdita di tutti i denti.

Con una corretta educazione sanitaria e con la mini-invasività di questo intervento si riesce a ridurre l’ansia pre-operatoria e con un giusto percorso è possibile riuscire a far accettare ai pazienti dei lavori implantologici.  E’ molto importante in questo senso fare una corretta informazione e rassicurare i pazienti che i tempi sono cambiati e al giorno d’oggi la chirurgia è meno invasiva. Altrimenti questi pazienti son condannati a non sorridere più o ad avere una dentiera.

Adesso vediamo un’altra categoria di pazienti che può beneficiare di questa nuova era dell’implantologia: i pazienti anziani.

2) I pazienti anziani sono spesso affetti da numerose malattie e si possono considerare pazienti a rischio. Proprio per questo motivo è necessario fare interventi non invasivi e rapidi al fine di evitare sofferenze inutili o problemi intraoperatori.

Gli anziani inoltre presentano minori capacità di guarigione rispetto ai pazienti giovani e quindi c’è una maggiore possibilità di deiscenza del lembo e conseguente infezione del sito implantare in caso di intervento tradizionale. Va fatta infine un’ultima considerazione: i pazienti anziani spesso hanno problemi nella corretta igiene orale, la presenza di punti di sutura può quindi rendere più facile un’infezione della ferita in questi casi.

Voglio specificare una cosa: scrivo questi articoli per informare il maggior numero di persone sulle possibilità che ci vengono offerte dalla tecnologia odierna e per non far perdere la speranza a nessuno di voi.

Ho notato infatti con sconforto che tanti pazienti si sentono condannati a non avere gli impianti o son spaventati dalla chirurgia per via di aneddoti da parte di amici e/o parenti.

Continuando con la lettura scoprirai quindi se anche tu puoi usufruire di questa nuova tecnica.

 

 

3) I pazienti con malattie sistemiche. In questo gruppo rientrano le persone affette da malattie metaboliche come il diabete, l’ipertensione arteriosa o problemi cardiaci. In tutti questi casi è necessario svolgere l’intervento causando la minor fuoriuscita di sangue possibile. Nel caso di pazienti cardiopatici infatti è meglio evitare le batteriemie, cioè la presenza di batteri all’interno del sangue, in quanto queste ultime possono causare endocarditi o infezioni delle valvole cardiache. Da alcuni recenti studi è stato visto infatti che la chirurgia flapless riduce di 3,05 volte il rischio di batteriemia rispetto alla chirurgia tradizionale. In caso di pazienti ipertesi è meglio limitare il più possibile il rialzo pressorio e questo si può fare con un intervento che causa poco stress al paziente e che sia rapido. Di particolare aiuto in questi casi è l’anestesia senza adrenalina. Il paziente diabetico invece ha una capacità di guarigione delle ferite più lenta e difficoltosa e una maggiore probabilità di infezione delle ferite. Un intervento il meno traumatico possibile consente di evitare queste pericolose complicanze. E’ importante in ogni caso tenere a bada la glicemia, che deve essere opportunamente compensata mediante la terapia prescritta dal medico curante. Nei pazienti con insufficienza renale infine il ridotto uso di anestesia permette di limitare il lavoro dei reni.

4)Nel caso di pazienti poco collaboranti come diversamente abili, anziani affetti da demenza senile o malattia di Parkinson la ridotta durata dell’intervento (circa 8 minuti ad impianto o mezz’ora ad arcata) consente al chirurgo di lavorare al meglio e di svolgere un lavoro più preciso, senza imprevisti chirurgici. In questi casi la collaborazione con l’anestesista o l’utilizzo della sedazione cosciente consente di ottenere i miglior risultati. La scarsa collaborazione del paziente inoltre non permetterebbe di allestire correttamente lembi e la scarsa igiene orale rischierebbe solamente di infettare i punti di sutura presenti nell’intervento classico. La guida chirurgica permette inoltre di avere una maggiore precisione nonostante i movimenti del paziente.

 

 

L’implantologia mini-invasiva rappresenta una delle maggiori novità nel campo dentale. Si tratta di una tecnica adatta a tutta una serie di pazienti che non potrebbero sopportare un lungo intervento come gli anziani o pazienti affetti da malattie. Ci son tuttavia altre 2 tipologie di pazienti che trovano giovamento da questa tecnica, come i lavoratori a contatto col pubblico e tutti quei pazienti che vogliono un decorso post-operatorio indolore.

 

5)Lavoratori a contatto col pubblico.

L’intervento tradizionale spesso è caratterizzato da un notevole gonfiore del viso, che è presente nella quasi totalità dei casi. Il ghiaccio funge da antiedemigeno e in associazione ad antinfiammatori come il Bentelan ne consente la riduzione. Nonostante questo i primi giorni dopo l’intervento tradizionale il gonfiore è elevato e può persistere per alcuni giorni, rendendo difficili le normali attività quotidiane. Tanto più l’intervento è esteso tanto più sarà presente il gonfiore. L’implantologia flapless, al contrario, molto raramente gonfia il viso. Questo permette ai pazienti lavoratori o che sono a stretto contatto col pubblico di poter continuare le normali attività e non perdere giorni lavorativi.

 

6)Pazienti che vogliono un decorso post-operatorio indolore.

Ricordiamo infine che tutti i vantaggi precedentemente citati sono presenti anche per le persone che semplicemente non vogliono provare dolore. Le ferite chirurgiche sono infatti limitate e questo permette di ottenere un post-intervento indolore anche senza utilizzare farmaci da automedicazione. In uno studio interno da me effettuato in un campione di pazienti trattati con l’implantologia tradizionale assumevano antidolorifici nel 75% dei casi, mentre in quelli trattati con la tecnica flapless solo il 25%.

 

Riepilogando, la maggior parte delle persone appartiene a una di queste categorie e ImplaSoft è nata proprio per soddisfare le richieste di questi pazienti. La nostra missione è molto importante e son sicuro che ti possiamo essere d’aiuto.

Per rimanere in contatto con me ti invito ad entrare nella più grande community dedicata all’odontoiatria Soft e ai pazienti che hanno paura del dentista. Per entrare a farvi parte clicca qui:

Dr Andrea Lampis Il dentista Informa

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